Con Carlo Calenda un nuovo inizio per Industry 4.0

Con Carlo Calenda un nuovo inizio per Industry 4.0

Carlo Calenda, nuovo ministro dello Sviluppo economico non ci ha messo molto per fare capire come la pensa su Industry 4.0 e affini. All’assemblea generale di Confindustria, che si è svolta nelle scorse settimane a Roma, il neo ministro aveva affermato che “Senza una piena connettività, ogni progetto di costruire la manifattura del futuro e di sviluppare altri business ad alto valore aggiunto fallirebbe”. Poi ha spiegato che le iniziative del governo si divideranno in due filoni. “Le politiche industriali attive e le politiche per la produttività totale dei fattori. Per quanto riguarda le prime i tre assi fondamentali di investimento saranno innovazione, internazionalizzazione e crescita dimensionale” e “l’innovazione avrà come perno il nuovo manifatturiero, quell’industria 4.0 di cui molto si parla ma che per ora ha prodotto poche iniziative concrete”.

La mancanza di iniziative concrete riguarda proprio il governo che a causa del cambio di ministro e dell’uscita di Federica Guidi ha dovuto congelare il piano “Manifattura Italia” per la digitalizzazione del sistema industriale la cui presentazione era stata prevista per il 29 aprile. Ma adesso si slitta a settembre.

Per l’Italia 8/10 miliardi di investimenti

Il piano prevede otto aree di indirizzo con il rilancio degli interventi industriali in particolare per quanto riguarda

  1. Ricerca&Sviluppo, conoscenza e innovazione
  2. crescita dimensionale delle imprese, nuova imprenditorialità
  3. definizione di protocolli
  4. standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo
  5. sicurezza delle reti (cybersecurity) e tutela della privacy
  6. infrastrutture di rete
  7. competenze per Industry 4.0
  8. canalizzare le risorse finanziarie

Industry 4.0 – spiega il documento – richiede un fabbisogno di investimenti stimato a livello Europa in circa 60 miliardi di euro annui fino al 2030, di cui 8/10 miliardi relativi alla sola Italia”. Questo il piano mentre la situazione attuale vede gli investimenti in ricerca e sviluppo, anche se in aumento, ancora in ritardo rispetto alla media dell’Unione europea.

Secondo l’ultimo rapporto Istat le imprese italiane investono ancora poco in R&S (lo 0,7 del Pil contro l’1,3% della media Ue) e impiegano meno addetti (4,1 per mille abitanti contro 5,4). Anche la capacità brevettuale è ancora limitata: i brevetti per milione di abitanti sono 73,7 contro i 112,8 europei. Il grado di diffusione dell’attività innovativa, tuttavia, non è modesto: gli indicatori relativi alla rilevazione sulle innovazioni nelle imprese rilevano per quelle italiane una maggiore propensione all’innovazione di prodotto o di processo (41,5% a fronte di una media Ue pari a 36%).

Le imprese italiane però fanno un uso relativamente limitato dell’e-commerce, in particolare delle vendite on line (7% contro il 17 della media europea). Sempre con riferimento alla diffusione delle nuove tecnologie, in termini di uso della banda larga l’Italia risulta in linea con la media europea (92 contro 94 per cento nel caso delle sole imprese); quando si considerino altri aspetti, quali la velocità della connessione, il grado di connettività dell’Italia risulta, tuttavia, tra i più bassi d’Europa.

Nel frattempo la Germania ha già buttato sul piatto mezzo miliardo di euro per Industry 4.0 lanciando 22 progetti e 11 centri di competenza nazionale e l’Unione europea ha annunciato, sotto la sigla Industry 4.0, piani di investimento per più di 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati a sostegno della digitalizzazione dell’industria.

Qui il testo dell’Audizione del Ministro presso la Camera dei Deputati il 14 giugno scorso proprio in tema Industria 4.0

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